Un modello nelle nuvole
“Il Cloud Computing è un modello per consentire l’accesso ovunque, on-demand e in modo conveniente a un pool condiviso di risorse informatiche configurabili (ad esempio, reti, server, storage, applicazioni e servizi), di cui è possibile eseguire rapidamente il provisioning e il rilascio con una minima interazione del fornitore di servizi e con un minimo costo.”
Questa è la definizione di cloud computing dell’ Istituto nazionale di standard e tecnologia degli Stati Uniti nonché quella più citata e utilizzata a livello globale.
Ma che cosa intendiamo a livello pratico quando parliamo o sentiamo discorsi sul “cloud computing”?
Il cloud computing è un modello.
Non è una tecnologia specifica. Non si può, ad esempio, andare in un negozio e acquistare un “computer cloud”. Il termine è usato per descrivere un modello economico e operativo per il provisioning e l’utilizzo di infrastrutture IT e dei servizi associati.
Il termine può anche essere esteso e applicato a modelli aziendali o del settore pubblico.
Cosa fanno di preciso questi modelli? Perché il cloud?
Consentono un accesso di rete on-demand e conveniente a un pool condiviso di risorse informatiche configurabili.
Accesso alla rete on-demand significa da qualsiasi luogo e in qualsiasi momento.
La rete può essere l’Internet pubblica globale, ma può anche fare riferimento a una rete privata (VPN).
Configurabile significa che la capacità del servizio può essere modificata in tempo reale per soddisfare i requisiti specifici di ogni utente.
Lo sviluppo del modello cloud tiene presente il punto di vista dell’utente finale, da qui la convenienza del modello; il singolo utente (o l’organizzazione) non paga più per tutte le risorse nel pool, ma solo per le risorse che realmente utilizza e solo nel momento in cui vengono utilizzate.
Questo concetto è il cuore del modello economico del cloud computing.
Se si deve pagare per una risorsa anche quando non la si utilizza, non si sta sfruttando il modello economico del cloud computing.
L’ultima frase della definizione ufficiale “… eseguire rapidamente il provisioning e il rilascio con una minima interazione del fornitore di servizi e con un minimo costo “, implica un alto grado di automazione.
I fornitori di servizi cloud (Cloud Provider) gestiscono una piattaforma altamente automatizzata e orientata ai servizi che richiede relativamente poco personale.
L’automazione è resa possibile attraverso l’applicazione di rigorosi standard IT.
L’automazione consente anche il self-service, cioè la possibilità di apportare modifiche e configurazioni sull’infrastruttura in modo autonomo (a seconda delle capacità).
Quindi se un cloud provider non offre un buon grado di automazione, senza l’interazione umana, dovreste preoccuparvi.
Ma se occorre poco personale e c’è un alto grado di automazione, questo modello elimina posti di lavoro?
La risposta è no. Come in ogni nuova tecnologia o modello economico, alcuni ruoli e competenze lavorative si trasformano, si evolvono, si specializzano e si sviluppano.
È vero, alcune figure sono scomparse, ma questo non ha impedito la nascita di nuove professioni: DevOps, specialisti di cloud networking, specialisti di cloud security, progettisti di infrastrutture cloud, analisti, sviluppatori, sistemisti cloud… per non parlare delle implicazioni in campo economico/giuridico e le rispettive professioni e specializzazioni connesse.
Il segreto per non essere inghiottiti dalle nuove tecnologie è sempre lo stesso: aggiornamento costante, curiosità e accogliere attivamente il cambiamento.
Caratteristiche essenziali
Quando il National Institute of Standards and Technology (NIST) degli Stati Uniti ha pubblicato la definizione di cloud computing, ha definito anche le caratteristiche essenziali di questo nuovo modello.
Tali caratteristiche sono diventate più importanti della definizione in quanto hanno contribuito a definire e proteggere il mercato da tutto il clamore di marketing che ha accompagnato il cloud.
La prima caratteristica del cloud computing è che si tratta di un modello on-demand, tipicamente self-service. Nel senso che può essere acquistato quando necessario, per tutto il tempo necessario e restituito al termine.
Il self-service si riferisce alla capacità del consumatore di acquistare, implementare e chiudere i servizi senza alcuna assistenza da parte del fornitore del servizio stesso.
Ciò accelera il processo controlla i costi e sposta il controllo sul consumatore.
Dal punto di vista della sicurezza, ciò ha introdotto sfide di governance relative all’acquisizione, al provisioning, all’utilizzo e al funzionamento dei servizi basati su cloud.
È interessante notare che questi nuovi servizi potrebbero violare le politiche organizzative esistenti.
Per sua natura il cloud computing potrebbe non richiedere l’approvvigionamento, il provisioning o l’approvazione da parte di un ufficio acquisti a causa del basso costo iniziale, della natura self-service e delle opzioni di implementazione immediata.
L’infrastruttura e i servizi cloud possono essere implementati da quasi tutti con una carta di credito. Per i clienti aziendali, questo modello on demand a basso costo iniziale e a implementazione rapida, può diventare una delle caratteristiche più importanti in quanto provoca immediatamente il caos su governance, sicurezza, costi a lungo termine, strategia, politica interna e collaborazione.
La seconda caratteristica rchiesta è l’ampio accesso alla rete.
Hai mai sentito la frase la rete è il cloud? Qualsiasi cosa definita come servizio richiede una connessione di rete.
In che modo sarebbe accessibile, gestibile o utilizzabile senza una connessione di rete (in genere a Internet) utilizzando protocolli standard che promuovono l’uso di diverse piattaforme client?
Poiché il cloud è un’offerta sempre attiva e sempre accessibile, gli utenti hanno accesso immediato a tutte le risorse e gli asset disponibili.
Pensa a un comodo accesso a ciò che desideri, quando ne hai bisogno, da qualsiasi luogo.
In teoria, tutto ciò che serve è l’accesso a Internet e le relative credenziali.
La rivoluzione dei dispositivi mobili e dei dispositivi intelligenti ha introdotto un’interessante dinamica nella conversazione sul cloud all’interno di molte organizzazioni.
Questi dispositivi sono spesso in grado di accedere alle risorse rilevanti richieste dagli utenti; tuttavia, i problemi di compatibilità, i controlli di sicurezza inefficaci e la non standardizzazione delle piattaforme e dei sistemi software hanno reso più difficile l’adozione per alcune aziende.
La terza caratteristica, la condivisione delle risorse, è la caratteristica che, in sostanza, è alla base di tutto ciò che è positivo nel cloud computing.
La combinazione di molte risorse di elaborazione più piccole in farm o pool che possono servire molti consumatori contemporaneamente consente l’allocazione dinamica delle risorse e la riallocazione, la prevedibilità dei costi, il controllo delle risorse IT e tassi più elevati di utilizzo dell’infrastruttura.
I modelli di utilizzo e consumo influiscono direttamente sui costi. Il raggruppamento delle risorse consente di allocare e riallocare diverse risorse fisiche e virtuali in base alla domanda dei consumatori.
Come accennato in precedenza, la vera innovazione del cloud è stata economica, consentendo di interrompere la fatturazione e restituire la risorsa al termine.
Il più delle volte, le distribuzioni tradizionali e non cloud registrano bassi tassi di utilizzo delle proprie risorse, in genere tra il 10 e il 20%.
Le distribuzioni cloud utilizzate da più client o gruppi di utenti, possono raggiungere un utilizzo compreso tra l’80 e il 90% (il 100% non è l’ideale nella maggior parte dei casi).
Le risorse possono ridimensionarsi e adattarsi automaticamente alle esigenze dinamiche, al carico di lavoro o ai requisiti delle risorse.
I fornitori di servizi cloud o i fornitori di soluzioni cloud (CSP) in genere dispongono di decine di risorse disponibili, da centinaia a migliaia di server, dispositivi di rete e applicazioni, che consentono loro di accogliere, stabilire le priorità e implementare in modo rapido ed economico le varie dimensioni e complessità che ogni cliente presenta .
La quarta caratteristica essenziale del cloud computing si focalizza sull’elasticità, la capacità di adattarsi dinamicamente alle esigenze.
Le capacità dei prodotti e dei servizi vengono sviluppate, acquisite, tarate e fornite elasticamente, consentendo una rapida risposta alla domanda degli utenti in continua evoluzione.
Per il consumatore, le capacità spesso appaiono illimitate e possono essere facilmente distribuite in qualsiasi quantità in qualsiasi momento.
Poiché i servizi cloud utilizzano un modello basato sul consumo e pagamento per uso, si paga solo per ciò che realmente si utilizza.
Come già menzionato, l’innovazione e l’adozione del cloud sono guidate principalmente da considerazioni economiche che influenzano la strategia.
Per carichi ciclici, applicazioni con uso intermittente, attività stagionali o eventi di tipo business, il cloud elimina la necessità di pagare il 100% di un server fisico (CAPEX) quando viene utilizzato solo il 5% del tempo (OPEX).
Pensiamo alla vendita di migliaia di biglietti per un evento olimpico. Prima della data di rilascio dei biglietti, sono necessarie poche o nessuna risorsa di calcolo; tuttavia, quando i biglietti vengono messi in vendita, potrebbero essere necessari per gestire 100.000 utenti nello spazio di 30/40 minuti.
In questo caso l’elasticità e il cloud computing possono essere vantaggiosi. Le imprese non hanno più bisogno di dispiegamenti IT tradizionali con un consistente investimento di capitale iniziale (CAPEX) per supportare il carico temporaneo del progetto.
L’ultima caratteristica è che il cloud è un servizio costantemente misurato.
Il cloud computing offre nativamente un componente unico ed importante che le implementazioni tradizionali di IT hanno faticato a fornire: la misurazione e il controllo del consumo e dell’utilizzo delle risorse.
Come spesso menzionato, la fatturazione è stata la grande innovazione. Il consumo delle risorse del cloud doveva essere misurato e fatturato con precisione. Una volta che ciò è stato possibile, si è realizzato il vero potere del cloud, che includeva la capacità di poterlo spegnere a piacimento.
Tale capacità ha abilitato la creazione di report automatizzati, monitoraggio e avvisi che fornivano una trasparenza necessaria tra il fornitore e il cliente.
Come un servizio di elettricità a consumo o l’uso dei dati di un telefono cellulare, i consumatori hanno accesso trasparente e immediato ai dati di utilizzo, consentendo un cambiamento immediato del comportamento se necessario.
La fatturazione dettagliata fornisce dati trasparenti e trend aggiornati che forniscono una visione completa.
Le organizzazioni proattive possono ora utilizzare questi dati ben misurati, trasparenti e granulari per addebitare ai dipartimenti o alle unità aziendali il consumo effettivo.
IT, sviluppo e finanza possono ora muoversi verso un’operatività collaborativa come un team che genera entrate e può quantificare, qualificare e giustificare l’uso e i costi esatti per dipartimento, per funzione aziendale, per responsabile e così via.
Qualcosa di estremamente difficile da raggiungere negli ambienti tradizionali di IT.
Come nota aggiuntiva le persone utilizzano il cloud da anni senza rendersene conto. Non è una novità, ma ha appena iniziato a diffondersi in aree più popolari. Prendiamo come esempio l’accesso a Internet:
- Basandoci sulla prima caratteristica menzionata in precedenza, quante persone scavano la strada per installare la connettività quando vogliono accedere a Internet? Nessuna.
Paghiamo per un servizio che ci permette di utilizzarlo quando lo desideriamo. - Abbiamo bisogno di una rete per accedere a Internet? Certo.
- Abbiamo switch dedicati, router, firewall, e così via nel nostro spazio abitativo? No, quelle risorse sono gestite dal fornitore del servizio e condivise con tutti i clienti della zona o della regione.
- Possiamo utilizzare più banda se ne abbiamo bisogno? Assolutamente sì. Usiamo solo ciò di cui abbiamo bisogno, con la possibilità di scalare fino alle massime prestazioni per le quali siamo disposti a pagare.
Se serve di più, contattiamo il fornitore e modifichiamo il livello di prestazioni per adeguarlo alle nuove necessità. - Paghiamo a consumo? Il nostro servizio è misurato e controllato? Certamente sì! Se decidiamo di smettere di pagare per il servizio, il servizio viene interrotto.
Riceviamo una fatturazione mensile e spesso abbiamo un portale in cui possiamo accedere per vedere i dettagli di ciò che paghiamo, quanto usiamo, le prestazioni, il tempo di attività, i tempi di inattività e così via.